top of page

A cosa servono le misure di conducibilità elettrica?

di Davide Abu El Khair, Dipartimento di Scienze dell'Ambiente e della Terra, Università degli Studi di Milano- Bicocca



Il progetto PIGNOLETTO si è focalizzato su cinque aree di studio localizzate in Lombardia. Tra queste, presso i siti dell’azienda vitinicola Cavalleri di Erbusco (BS) e dell’azienda Penati di Basiglio (MI), sono state eseguite indagini geofisiche del terreno utilizzando due tipologie di sensore: geolettrico ed elettromagnetico.


Ambedue i sensori consentono di misurare la resistività elettrica del terreno (e di conseguenza il suo reciproco, ossia la conducibilità elettrica). Entrambi i metodi sono di tipo non invasivo e permettono di ottenere informazioni preziose sul suolo e le sue caratteristiche, non soltanto in superficie ma anche in profondità. Queste informazioni sono influenzate dalla presenza o meno di acqua, dalla tessitura del terreno (contenuto di sabbia, limo e argilla), dal contenuto di scheletro (ghiaia, ciottoli, pietre), dalla porosità del terreno e dal contenuto di sostanza organica. Se poi ci fosse una forte presenza di sali (non è il caso dei nostri suoli), la conducibilità elettrica risponderebbe moltissimo.


Il sensore geolettrico (un Q2800 di Veris Technologies) si compone di una parte meccanica (6 dischi metallici) montata su un carrello che può essere trainato da varie tipologie di mezzi (per esempio un quad) e da un computer che permette l’immissione di corrente elettrica nel terreno e gestisce l’acquisizione dati.


Entrambi i metodi sono di tipo non invasivo e permettono di ottenere informazioni preziose sul suolo e le sue caratteristiche.

Il principio fisico di funzionamento è abbastanza semplice: l’impulso elettrico, immesso nel suolo tramite la coppia di dischi metallici (anodo) posti al centro del carrello, dopo aver attraversato il terreno ritorna indietro ad altre due coppie di dischi (catodo) disposti più esternamente. In questo modo si riesce a investigare sia la porzione di suolo superficiale (topsoil 0-25 cm), sia quella più profonda (subsoil 0-75 cm). Al sensore è collegato anche un sistema GPS che permette di registrare in continuo il tracciato durante l’avanzamento sul terreno, in modo da associare un punto georeferenziato ad ogni misurazione.



Il sensore geolettrico Q2800 di Veris Technologies all'opera presso l'azienda Penati di Basiglio (foto © 2022 Roberto Comolli)


Un altro strumento utilizzato durante il progetto è il sensore elettromagnetico. A differenza del sensore geoelettrico, che necessita del contatto con il terreno, quello elettromagnetico (TSM, TopSoil Mapper di Geoprospectors) non richiede contatto e trasmette l’impulso al suolo da una distanza di 20-30 cm. Anche questa tipologia di sensore può essere montata e trasportata da un quad e, come la precedente, è dotata di un sistema di geolocalizzazione. Il sensore a induzione elettromagnetica, schermato e protetto da un involucro, permette di investigare il suolo a 4 livelli (0-30, 0-60, 0-90 e 0-120 cm).




Il sensore elettromagnetico TSM (TopSoil Mapper) di Geoprospectors (foto © 2022 Roberto Comolli)



Durante il rilevamento vengono acquisiti numerosissimi valori puntiformi, che permettono di ottenere mappe di conducibilità elettrica di grande dettaglio, in base alle quali si selezionano alcuni punti significativi per ciascun appezzamento. Questi punti vengono campionati e il terreno viene analizzato in laboratorio. Si ricercano poi le relazioni fra i valori di conducibilità elettrica e i dati fisici (tessitura) e chimici (soprattutto sostanza organica, ma anche pH, complesso di scambio, ecc.) dei punti campionati. Se le correlazioni statistiche sono di buona qualità è possibile ottenere, partendo dalla mappa di conducibilità elettrica, le mappe delle varie caratteristiche del suolo.



Nei campi agricoli di Basiglio, coltivati a mais e riso, il rilevamento si è svolto senza difficoltà. Nei vigneti di Erbusco, invece, è stato necessario tenere conto della geometria degli impianti di vite (ampiezza dell’interfila) e, per quanto riguarda il sensore elettromagnetico, anche della presenza di una palificazione metallica, che disturba il segnale. La scelta del miglior tipo di sensore da utilizzare caso per caso deve pertanto tenere conto anche delle caratteristiche della coltura agricola e della sua gestione.


bottom of page